Author Archives: Antonio Chiappetta

Romano Giuseppe
detto u Zoppu perché riusciva ad essere sempre in ritardo in ogni occasione. (a destra nella foto).

Romano Dionisio
detto Nasiceddu per risaltare la forma del suo naso non esattamente piccolo. Profondo conoscitore dei toponimi della costa era emigrato a Caracas dove gestiva un negozio di generi alimentari con i parenti.

Romano Biagio
detto ù Zilluseddu perché portava il parrucchino . Andava alla lambara con zù Monicu a cui portava la contabilità dell’attività della pesca . ( nella foto con il bambino in braccio )

Raele Vincenzo
detto Cazzaneddu . Era un celebre pescatore bevitore e bestemmiatore, era privo di un braccio e di un occhio e viveva secondo natura, alzandosi al sorgere del sole e coricandosi al suo tramonto , non prima di averlo salutato riverentemente. Le cernie erano i pesci che amava pescare con i filaccioni conoscendone perfettamente le tane. Viveva in un basso da solo trascorrendo la maggior parte del tempo a bere vino. Essendo imparentato con Tresina ì Sceru, quasi ogni giorno, andava a pranzo da lei per cui i soldi che guadagnava vendendo le cernie che pescava, servivano unicamente alla scorta di vino e tabacco per la pipa. Quando le scorte stavano per finire era costretto ad andare di nuovo a pesca. Possedeva una piccola barca cui aveva dato nome “Balilla” essendo egli un simpatizzante del regime fascista. Quando vi fu il referendum per il passaggio dalla Monarchia alle Repubblica, il Sindaco dell’epoca scese al Porto e, incontrando Cazzaneddu cercò di convincerlo a cambiare nome alla barca che ricordava un passato sconveniente. Raele lo ascoltò in silenzio e ,quando questi andò via, chiamò quattro ragazzi e con il loro aiuto, gettò l’imbarcazione sotto il muro della mbraiata distruggendola. “Sta varca addavutu nu nomi sulu e chistu restiti” disse. Da quel giorno non andò più a mare.

Possidente Giovanni
detto à Pisciarella per il modo di rivoltare maneggiandolo, il pesce pescato per indicarlo ai compagni o agli acquirenti. Marinaio di indubbia bravura ma altrettanto assistito dalla fortuna. Era uno dei proprietari delle lampare presenti al Porto negli anni sessanta e amava praticare molti tipi di pesca. Tra le altre si dedicava , nei mesi di settembre – ottobre alla pesca delle ricciole che stazionavano a largo all’ombra di pezzi di legno , bidoni ecc. con il cingiorro. Ricordo un giorno in cui, insieme a lui e al figlio Pinuccio, dopo aver girato per ore alla ricerca di un “pezzo”, una volta trovato e constatata la presenza sotto di esso di una notevole quantità di pesce , prima di calare io e Pinuccio avemmo la bella idea di accendere una sigaretta. Gridando come un ossesso e apostrofando pesantemente le nostre madri, à Pisciarella ci fece capire che quello non era il momento…