Author Archives: Aldo Fiorenzano
Antea
All’ inizio degli anni ‘70, alla fine di giugno arrivò al Porto una barca di nome Antea, a bordo c’erano quattro o cinque giovani ed un signore un poco più anziano, sui quarant’anni; si sistemarono sulla zona del porto gestita da Franco Cacciatore, un portaiolo che faceva assistenza nautica. Si era ancora agli inizi al porto, il traffico era scarso e si socializzava spesso con gli equipaggi delle barche che arrivavano. Girolamo era il proprietario dell’Antea, l’aveva costruita lui di sana pianta, pezzo per pezzo e vi aveva impiegato degli anni perché insegnava Educazione Fisica a Torino, solo nei mesi estivi si recava ad Ascea, suo paese d’origine, dove aveva messo in cantiere la costruzione della barca. Ne venne fuori una bella barca di otto o nove metri, cabinata, con quattro comode cuccette, bagno, cucinetta ed un prendisole a prua.
L’architetto
Erano gli anni ‘70 ed al Porto, in una delle case più belle, venne ad abitare un noto Architetto di Firenze. Girava voce che avesse progettato la stazione di Firenze, il piano regolatore di Stoccolma ed altre importanti opere. Era un uomo anziano, molto alto dal fisico un poco cadente dovuto al fatto che prima era grasso e poi era dimagrito tanto, ciò gli conferiva un’aria un poco triste. Bastò questo per rimediare il soprannome di “ Camposanto”. In genere vestiva abiti di lino bianco ed era, a parte l’aspetto fisico, di una simpatia unica , parlava con accento fiorentino ed aveva assunto come donne di servizio due sorelle anziane del Porto, Drosolina e Teresa, essendo troppo difficile chiamare una persona Drosolina, l’avevano ribattezzata Rosolia.
Liuni
Durante la primavera, per molti anni consecutivi, veniva al Porto, con la sua barchetta “Giovanni dalle Bande Nere“ dal vicino Scario, paesino della Campania, Liuni, un simpatico pescatore allegro e scherzoso,ubriaco quasi a tempo pieno.

Felipe
Alla fine della seconda guerra mondiale Maratea era in condizione di povertà assoluta, come d’altronde tutti i paesini del sud. I giovani erano in guerra ed il paese era abitato da donne ed anziani. La terra era in totale stato di abbandono e persino il mare era particolarmente avaro.

Andrea
All’inizio degli anni ‘60 iniziai a fare la pesca subacquea. I mezzi erano molto rudimentali ma i pesci nel mare non mancavano. Avevo una maschera ereditata da mio fratello, molto vecchia, con il vetro lesionato e la gomma ingottata. Ogni momento dovevo togliere l’acqua che vi entrava e mi faceva bruciare gli occhi. Il vetro era sempre appannato ed io stavo sempre a sputarci sopra, così si usava spannare le maschere. Avevo una sola pinna n° 42-44 di colore nero, ricucita nel tallone ed ingottata ma con essa al piede mi sembrava di volare.