La nevicata del 1958

Pur essendo nato a Napoli nel lontano 1952, i miei primi anni li ho vissuti, per mia fortuna, al porto di Maratea. Abitavo nella casa materna, al secondo piano del palazzo che affacciava, prima della costruzione del porto, sulla grande spiaggia. Il grande arenile era il posto dove trascorrevo gran parte del tempo dedicandomi alla mia grande passione: tirare calci ad un pallone.
 

 
Era il 1958 e frequentavo la prima elementare alla scuola nei pressi della stazione. Allora la banchina del porto non era ancora costruita e lo spazio attualmente occupato dalla stessa era solo spiaggia; in gennaio, quasi tutte le barche dei marinai erano tirate in secco sulla “mbraiata” , ossia il tratto di strada che dalla spiaggia conduceva alla cantina di Virgilio e proseguire poi verso Fiumicello. Non ricordo esattamente che giorno fosse ma di certo faceva molto freddo.
Appena sceso da scuola, allora si andava a piedi, e dopo aver mangiato qualcosa, presi il pallone e scesi in spiaggia inseguito dalle urla di mia madre che, vista la giornata, voleva non uscissi. Giunto in spiaggia notai qualcosa di insolito tanto da indurmi a non iniziare il mio “allenamento” quotidiano. Il mare era calmissimo, quasi immobile e di un colore plumbeo mai visto; il cielo era dello stesso identico grigio scuro tanto che non si riusciva distinguerela linea dell’orizzonte né la sagoma dell’isola di SantoJanni . Il tutto avvolto in un silenzio irreale, stranissimo.

Restai qualche minuto ad osservare quell’ insolito paesaggio prima di iniziare a correre sulla grande spiaggia inseguendo il pallone in attesa che scendessero Aldo, Michele, Claudio e Virgilio tutti classe ’52 e tutti amici per la pelle. Mentre correvo fui indotto a fermarmi da un evento mai visto e, considerato il posto, di ricorrenza assai rara: cominciarono a cadere grossi fiocchi di neve che contrastavano con il colore quasi nero di mare e cielo. Abbandonato il pallone cominciai a rincorrere quei batuffoli che mi circondavano per tutta la spiaggia, incurante dei richiami di mia nonna e mia madre che, invano, mi esortavano a rientrare in casa.

Certamente il racconto non rende giustizia alle sensazioni di meraviglia e di felicità provate per il primo incontro con la neve, peraltro dove mai mi sarei aspettato di vederla, tuttavia ho voluto inserirlo tra i racconti di Aldo per far capire, a chi non ha avuto la fortuna di vivere quel Porto, quella spiaggia e quel periodo, cosa si è perso. Guardando le vecchie foto in bianco e nero spesso mi capita di chiudere gli occhi e ripensare a quegli anni, ricavandone un senso di serenità interiore che mi aiuta a superare i momenti difficili che la vita, inevitabilmente, riserva.

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