Category Archives: Pesci di scoglio

Bavosa

 Dal gr. “blennόs”, cioè bavoso, a causa del liquido viscoso che ricopre le squame. La caratteristica più evidente dei blennidi è l’assenza di scaglie sul corpo lasciando la pelle nuda. Per ovviare alla minore protezione che questa mancanza comporta e per garantire un’adeguata idrodinamicità, la loro pelle secerne copiose quantità di muco che li rende estremamente viscidi. Per questo motivo, vengono chiamati comunemente bavose. La forma del corpo è caratteristica anch’essa: è allungato ed è munito di una pinna anale e di una pinna dorsale lunghissime, la pinna dorsale è unica, estesa per tutta la lunghezza del corpo. La colorazione di fondo del dorso e dei fianchi è verdastra, con sfumature grigio-gialle, talvolta rossastre; l’addome è più chiaro, bianco-giallastro.

Castagnola

Dal lat. “coracīnum” e gr. “korakἰnos da kόrax” ossia corvo, per il colore scuro del corpo. Presenta un corpo ovale, schiacciato, con bocca piccola, pinna caudale appuntita nella parte terminale. I giovani hanno una colorazione blu elettrico, mentre gli esemplari adulti la perdono gradatamente con la crescita per diventare marrone scuro o nerastri. Si hanno spesso aggregazioni di moltissimi individui, a formare una densa “nube”. La riproduzione avviene in estate; dopo la nascita i piccoli vengono accuditi esclusivamente dagli esemplari maschi.

Cefalo

Dal lat. tardo “cèphalum”, gr. “képhalos” deriv. di “képhalē”, testa. Ha testa tozza e massiccia.  Isidoro da Siviglia fa derivare il termine muggine dal lat. “mugilis” ossia multum agilis in virtù delle doti del pesce capace di un nuoto rapido e di saltare due o tre metri fuori dell’acqua per evitare le reti o gli inseguitori.  Si nutre di ogni tipo di invertebrato bentonico ed anche di materiale organico in decomposizione. Si alimenta sul fondo anche se è comune incontrarlo in superficie.

Pesce pettine

 Dal lat “sōricem” topo.  Se si sente minacciato si seppellisce completamente sotto la sabbia. Il morso del pesce pettine è in grado di bucare la pelle delle dita dei pescatori. Le sue carni sono apprezzate per le fritture. È molto diverso dagli altri labridi mediterranei, è infatti, molto compresso lateralmente ed ha un caratteristico profilo ripidissimo con fronte spiovente verticalmente. colore della femmina è grigiastro o color sabbia con tonalità che danno sul rossastro o sull’arancio con linee blu vivo attorno all’occhio, inoltre sono presenti scaglie con riflessi vivaci sull’addome. Il maschio adulto è complessivamente grigio con tonalità giallastra con qualche macchietta rosa salmone.

Triglia di scoglio

Dal gr. “tríglē”, forse deriv. di “trízein”, stridere per il rumore che produce la vescica natatoria del pesce quando viene tolto all’acqua.  Gli antichi romani pagavano somme considerevoli per le triglie  oltre il kg. È un pesce abbastanza piccolo con un corpo piuttosto allungato. Ha una bocca piccola che può protrarre, dalla estremità si diramano due appendici (barbigli), che sono utilizzate per cercare cibo sui fondali, possono inoltre venir nascoste in un solco sulla mandibola durante il riposo. Gli occhi si trovano vicini al bordo superiore della testa, il quale può essere più o meno acuminato. La triglia ha molte sfumature di colore: ha il dorso bruno-rossastro, i fianchi sono di un color rosa arancio e biancastro con tre o quattro strisce orizzontali giallo-dorate, il ventre è generalmente rosa.