NARDO

Facèmu cuntu comi si

’Indu ‘u funnicu ‘ i Mimino,

nonn’ avissimu maje candàtu

addùvi dorminu i morti


e ca chisti no dormìnu ‘ngapu ‘a timba.

Facèmu ca nonn’erisi tu

Chidda stata ca,


giuvini e vispu currìsi versu Ferraùstu.

E facèmu puru ca nonn’eru iu ‘u guagniùnu

Ca chiamavisi “fastidiu”

Picchì ti vulia accumbagnà

’na pesca subaquea.

Eppuru è cu tecu

C’amu scavàtu ‘ fundamenta d’ ‘u funnicu

C’amu spartùtu cunti e ironia

C’amu arricurdatu pi no nni scurdà;


Ma no sapèmu picchì

Nonn he vulùtu aspittà vernu pi murì


E ca settembre,

ne l’he ‘mbaràtu tu,

è misi ‘i miraculi ‘i sangu

indu a chiddu mari di acqua e sali

e funnu comu’ ‘u sindimendu ‘i l’anima tua

Facciamo conto come se

nel fondaco di Mimino,

non avessimo mai cantato

dove dormivano i morti


e che questi non dormivano sulla collina.

Facciamo che non eri tu

Quell’estate che,


giovane e vivace correvi verso il culmine di Ferragosto.

E facciamo pure che non ero io il bambino

che chiamavi “fastidio”

Perchè voleva accompagnarti

nelle battute di pesca subaquea.

Eppure è con te

Che abbiamo scavato le fondamenta del Fondaco

che abbiamo condiviso racconti e ironia

che abbiamo ricordato per non dimenticare


Ma non sappiamo perchè

non hai voluto aspettare l’inverno per morire


E che Settembre,

ce lo hai insegnato tu,

è mese di miracolo di sangue

in quel mare di acqua e sale

profondo come il sentimento della tua anima semplice


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2 Responses to NARDO

  1. Laura ha detto:

    Bravo Franco,un ricordo personale e affettuoso di un caro amico. Pi no nni scurda’

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  2. francesco chiappetta ha detto:

    Da bambino, non avevo ancora dieci anni, mi piaceva “accompagnarmi” con qualsiasi scusa ai ragazzi più grandi, in genere a chi aveva storie interessanti da raccontare, non importava chi fossero. Certo, gli anziani marinai non sempre mi consentivano di partecipare alle loro combriccole; diversamente, anche se con qualche forzatura, Francuccio detto “Cacciatore”, Mimino e Aldo, pur avendo più di un decennio di anni di me, spesso mi consentivano di stare con loro e ascoltare fatti e storie. Non ricordo di chi fosse la chitarra che Mimino aveva nel suo fondaco, sta di fatto che Aldo strimpellava spesso canzoni dei cantautori dell’epoca: a me, grazie all’ascolto “pirata” dallo stereo di mio fratello, piaceva molto il De André di “non al denaro, non all’amore né al cielo” e chiedevo ad Aldo di suonare soprattutto “dormono sulla collina” e il “suonatore Jones”.
    Spesso, gli incontri preparavano pomeriggi di pesca subacquea cui ambivo partecipare come assistente di barca: seguire a remi l’apnea dei pescatori. Riuscivo ad ottenere questo piacere sia da Mimino che da Aldo.
    Un ricordo particolare lo riservo ad una cena alla quale mi intrufolai grazie a Cacciatore. Feci da segugio a Francuccio per un intero pomeriggio e riuscì, visto il suo carattere spesso brusco, a farmi portare con lui a fare la spesa per la cena che si sarebbe tenuta, in serata, a bordo della “Antea”. Quella sera, in barca, Mimino cucinò degli spaghetti al tonno piccantissimi (che mangiai con molta fame e dolore…). Fra i partecipanti, oltre che Francuccio e Mimino, ricordo mio cognato Franco, Claudio e Giorgio il romano.
    Con merito, sul campo, conquistai il soprannome di “fastidio”…

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